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Bianco Superga

Illustrazione e parole di Matteo Sarlo

Rosa o cilestrina, borchiata o glitterata, decorata e rivisitata. In realtà la sua magia si sprigiona quand’è bianca. Bianca come un gesto tennistico, bianca come i pantaloni che tiri fuori dall’armadio quando arriva l’estate, bianca come la panna sul gelato. Superga: affusolata, perfetta, fragile e assediata dal tempo. Perché la scarpa telata per eccellenza vive in eterno nel suo limbo di prossimità: troppo vicina a noi per essere già vintage, eppure già nostalgia quando tutti la usavano.

Sneaker perché sneaky, silenziosa come solo la gomma (contro il cuoio) può esserlo. Un antidoto alla crescita come altro tempo del vivere. Bianca contro il mondo degli adulti, priva della rigorosa professionalità di una derby, dell’inevitabile adesione al trendy di una slip-on, dell’esibizionismo a dieci centimetri di una décolleté, dell’affrancamento dai doveri di un gommino da riviera.

La gomma vulcanizzata: da qui è partito Walter Martiny nel 1903. Passano otto anni prima che fondi la sua società, e circa ventisei prima che abbandoni il nome di Fabbriche Riunite Industria Gomma Torino. Scelse Superga, come la collina su cui, venti anni più tardi, si schianta il monoplano ad ala bassa G.212 Fiat, quando il viaggio che riportava il Grande Torino a casa da Lisbona era ormai concluso. Avevano giocato una semplice amichevole. Perché alle volte accade così. Le cose si dispongono in fila indiana, una dopo l’altra, e aspettano che da loro impariamo qualcosa. Da quel momento la storia decise di completare il DNA di questo nome con una seconda elica, la tragedia del tempo che si esaurisce intrecciata al suo eterno immobilizzarsi nell’istante dell’estate, cogliendo bene come entrambi sono momenti dello stesso gesto: impedire il cambiamento, resistergli, gestirne la frana.

Le Superga, le compri e già non sono più come prima. A Roma, poi, con i sanpietrini che attentano alle caviglie e sfregano sulle tomaie, basta una passeggiata. Esci dallo store in Via della Vite, poi via Borgognona, via Frattina, via delle Mercede e sono già cambiate: la tela raccoglie i nodi di polvere nell’aria, e intorno ai fori dei lacci bianchi cominciano a disegnarsi piccole aureole nere.

Ma non importa. Perché è esattamente quello che cerchi. Potresti metterle in lavatrice. Potresti utilizzare spazzolino e dentifricio – pare che il risultato sia dei migliori. Ma no, non importa.

Bianco Superga, il colore perfetto. Bianco Superga, il colore che non c’è.

Matteo Sarlo è nato a Roma nel 1989, dove vive e lavora come editor.
Nel 2018 ha pubblicato Pro und Contra. Anders e Kafka, una riflessione sulla filosofia di Günther Anders interprete di Franz Kafka.

Matteo:
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