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NETFLIX: L’ALL YOU CAN EAT ON DEMAND

illustrazione di Matteo Sarlo
parole di Serena Rosticci

 

Prezzo fisso, possibilità di consumo pressoché illimitata, pancia piena. Sono le regole che stanno alla base della formula all you can eat che tanto va di moda in questo periodo e che riempie i tavoli dei ristoranti. Eppure, a ben vedere, questa è la ricetta segreta non soltanto della ristorazione mass market. Lo sa bene la più nota società americana di streaming on demand: Netflix.

Fenomeno Netflix

Tutti lo conoscono, un nome, un successo. Basta avere una connessione internet e il gioco è fatto. Dagli otto euro per l’abbonamento non HD fruibile su un solo schermo ai dodici mensili  per l’Ultra HD fruibile su quattro. Si ha accesso a un catalogo interminabile di film e serie tv, comprese quelle animate per bambini.
Questo vuol dire che con un solo abbonamento si ha diritto a ben quattro utenze ­– e per “utenze” si intende tre parassiti e uno che paga.
Lo scenario: vedo un film su Netflix spaparanzata sul mio letto mentre mio marito guarda sulla stessa piattaforma una serie tv dal suo tablet in salone, e nel frattempo e con la medesima utenza la mia amica si può vedere un fantastico documentario per prendere sonno e mia madre un cartone animato con sua nipote.

Netflix is the new all you can eat

Tutti sono il consumatore tipo di Netflix, dagli over 50 agli under 5. Sono rimasti davvero in pochi ormai a sentire il bisogno di cercare una serie tv online su qualche piattaforma streaming e a passare una serata intera a caricarla. Meglio pagare un fisso mensile e vedere tutto quel che si vuole quando si vuole. Una formula all you can eat, con tanto di menù. Secondo studi e sondaggi pare infatti che all’utente tipo piaccia ‘consumare’ commedie al mattino (vanno alla grande The Office o Unbreakable Kimmy Schmidt), drammi a pranzo (meglio se si tratta di Orange is the new black e Grey’s Anatomy) e thriller la sera (vuoi mettere un fantastico Stranger Things per concludere la giornata?). Nemmeno a dirlo, di notte vanno alla grande i documentari. Un vero e proprio menù del consumatore tipo.
Il segreto del successo? Seguendo la logica di Ockam, esattamente quello che hai sotto gli occhi: l’abbondanza. Perché se si digita Netflix su Google non esce solo il sito preferito dei maratoneti delle serie tv, ma anche contenuti che, nella lista della serp, ti spiegano come sbloccare altri film sulla piattaforma. Per parafrasare una battuta di Michaal Douglas in Wall Street, “How much is enough?” MORE, potremmo rispondere.

Mi piace perché… È tutto e subito

Non soltanto allora il di più. La sfera semantica dell’abbondanza è sovrapposta a quella del tutto e subito. E allora ritorniamo bambini. La filosofia del ‘tutto e subito’ è: fantastica, facile, consumista, pubblicitaria, invogliante. Zero sforzi tradotti nel prezzo basso e nella facilità con cui si ‘sfoglia’ il catalogo digitale di Netflix, massima resa tradotta invece nell’enorme possibilità di scelta. Peccato che se l’effetto collaterale del ‘tutto e subito’ sia quell’impazienza che ci fa venire una gastrite anche solo per aver atteso che il latte si scaldasse nel microonde, quello di Netflix sia il binge watching.

Binge watching

Il ‘tutto e subito’ si sconta, sempre: binge watching, una sorta di ritraduzione moderna del buon vecchio detto il troppo stroppia. Perché l’effetto collaterale per eccellenza di Netflix è quello di non riuscire più a smettere la propria maratona di serie tv, anche a discapito del sonno. Al punto che Reed Hassting, amministratore delegato di Netflix, dichiara: “il sonno è nostro concorrente”.
E allora l’azienda tenta di batterlo, addomesticarlo, in un paradosso, sedarlo, spesso riuscendoci. La società americana di streaming on demand riesce a dare assuefazione, proprio come le droghe. Sono nati anche i primi centri di disintossicazione da Netflix.
Questo perché, al contrario di quello che si può pensare istintivamente, gli utenti non tentano semplicemente di distrarsi, non tentano soltanto uno svago passando alcune ore davanti allo schermo del device; sono in cerca di un sollievo. Una sensazione che pretende sempre più tempo per essere colmata, e che quindi rischia di far precipitare le persone in un labirinto senza uscita. Ed ecco la dipendenza da Netflix – sarebbe più corretto parlare appunto di binge watching, termine inglese che inquadra questo fenomeno mentale – favorita dalla facilità attraverso cui è possibile abbuffarsi: un’offerta illimitata e fruibile da più dispositivi. Come se il concetto di illimitato (all you can eat) conservasse dentro i propri geni una sorta di malessere. Come se forzasse la natura dell’uomo, abituato alla finitezza.

La finzione dell’all you can eat

Un all you can eat che se nei casi peggiori porta alla necessità di doversi disintossicare da una sorta di hegeliana cattiva infinità, in quelle migliori provoca comunque un disordine di priorità che può sfociare in una rabbia incontrollata. Lo sanno bene tutti quegli utenti che in questi giorni stanno “assediando” Netflix a causa della cancellazione della loro serite tv preferita, Sense8. Una rabbia che sembrerebbe immotivata se pensiamo che a provocarla è un telefilm. Ma è la solita riproposizione della veridicità dei sentimenti generati dalla finzione. Proust era convinto che dal momento che accettiamo quei personaggi, dal momento che ne seguiamo le traiettorie, i nostri sentimenti non sono differenti dai sentimenti provocati da persone in carne e ossa. E allora diveniamo nostalgici, malinconici, affetti da una sorta di mancanza che si può trasformare in rabbia quando non sentiamo giusta la fine di quel rapporto.
Eppure, forse, non è soltanto l’affezione che porta a subire il taglio e la fine di una serie ma il fatto che quando essa finisce finisce anche l’incanto dell’infinità. Le crepe dell’all you can eat on demand.


Serana Rosticci è giornalista, blogger e mamma. A 5 anni impara a scrivere, a 7 le maestre la incoraggiano, a 12 i prof le dicono che forse sta esagerando. Ma non capisce mai quando è il momento di dire basta e continua a esagerare ancora oggi che di anni ne ha 30. Specializzata in frivolezze e sentimentalismi, ama posare i suoi pensieri su tutto.

Matteo:
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