illustrazione di Matteo Sarlo
parole di Marta Gambetta
Dalla leggenda di Jack O’Lantern alle tradizioni celtiche, Halloween non è soltanto il carnevale del consumismo ma un modo di vivere quell’esperienza del limite che, più di ogni altra nozione, definisce il senso della nostra umanità.
Una figura dalle sembianze umane si aggira nella notte. Percorre le strade annodate del paese, come una trottola al termine del suo roteare, volteggia sbilenco di ombra in ombra e si arresta di fronte al massiccio portone della locanda schermandosi il volto dalla
“Vecchia canaglia! Quanto hai bevuto! Ora vedi pure il demonio!” Esclama Jack rivolto a se stesso, battendo il pugno sul tavolo.
“Sono venuto a reclamare la tua anima infame.” Si pronuncia così l’oscura presenza, senza neanche rivolgergli lo sguardo.
“Ah! Bene, bene! Ma avrò diritto almeno ad un ultimo desiderio? Un goccetto per prepararmi all’Inferno!”
Jack sembra fuori di sé, si crede alla mercé del più balordo dei deliri. Ride a più non posso interrotto solo da rauchi e indomabili colpi di tosse.
“Così sia, mortale, aspetterò ancora qualche istante!” La voce del Demonio è così profonda che sembra risalire dalla bocca dell’inferno stessa.
“Allora, convincimi che sei il Demonio… Non ho più soldi, ma devo pagare la mia l’ultima birra… Diventa la mia moneta e mi convincerò a venir con te!” Incalza Jack, tra una risata e l’altra.
“Eh sia, stupido mortale.”
Il Diavolo scompare raggomitolato in una nube di fumo nero davanti agli occhi increduli del fannullone. Con un tintinnio il soldone atterra sul tavolo e Jack si affretta a infilare la moneta in tasca. Nella tasca l’astuto fannullone portava il crocifisso dell’anziana madre, tutto ingarbugliato. Il Demonio era in trappola, costretto nella forma di un soldo. Jack esce soddisfatto dalla locanda dicendo “t’ho fregato, caro il mio Demonio!”. E questo, come fosse la voce di una coscienza ormai perduta, si infuria con Jack e chiede di essere liberato. Il fannullone accetta di liberarlo a condizione che non si faccia vivo a reclamare la sua anima prima di un altro anno. Prestando fede alla sua promessa il Diavolo tornerà da Jack e sarà truffato nuovamente, finché non giungerà il momento della sua morte. Dopo aver incontrato l’Oscura Signora, sarà Jack in persona, o meglio la sua anima, a bussare alle porte dell’Inferno.
“Finalmente puoi averla vinta vecchio amico mio!”
“Ora dunque vuoi che io accolga la tua anima? Certamente in paradiso non v’è posto per uno spirito lordo come il tuo! Sarai dunque costretto a vagare senza sosta, in eterno; questa sarà la tua condanna!”
“Ah, che disgrazia! Mai troverò pace!” Per la prima volta il fannullone temeva per il suo futuro. “Sii almeno magnanimo nel darmi un tizzone con il quale orientarmi nel buio del nulla che m’attende!”
Il Diavolo inaspettatamente accontenta l’anima di Jack. Egli inizia a vagare allora per terre inesplorate, in un limbo indefinito, portando in mano il tizzone donatogli dal Diavolo accuratamente riposto nel cavo di una zucca così che possa durare più a lungo.
Nel corto It’s the Great Pumpkin, Charlie Brown! perfino Charlie Brown, beniamino di intere generazioni di ragazzi, trascorre l’intera notte tra il 31 ottobre e il 1 novembre ad aspettare l’apparizione della Grande Zucca che, nel suo stravagante immaginario, assume le veci di Babbo Natale nell’annuale spartizione dei doni a tutti i bambini.
Una festività difficile da contestualizzare
In questo clima di predisposizione fisica e spirituale, la veglia dello Samhain si pone come una ferita nella ciclicità del tempo, come una soglia che possa essere attraversata, come un evento limite che in quanto tale è definito dai due momenti della temporalità (l’anno passato e quello a venire) senza tuttavia essere riducibile a nessuno di questi due. Da questa ferita tra passato e futuro in un presente di passaggio si aprirebbe dunque un varco sulla possibilità che il mondo di “ciò che è” (quello dei vivi) possa comunicare eccezionalmente con il mondo
Le maschere di Halloween
Nella notte di Halloween ogni anno milioni di bambini, ma anche molti adulti, sono pronti ad inscenare un carnevale macabro di maschere per celebrare una ricorrenza che nei secoli ha di per sé indossato diverse maschere e acquisito differenti significati: dalla festa pagana legata al ciclo del raccolto a quella cristiana della commemorazione dei Santi – e successivamente dei Morti, nel secondo giorno di novembre – fino alla più moderna degenerazione nella forma di una celebrazione, più o meno consapevole, di un consumismo totalizzante.
Halloween e la filosofia al limite
Quando in filosofia si parla di limite il riferimento immediato è generalmente al criticismo di origine kantiana che prende le mosse da una preliminare e inevitabile considerazione critica degli orizzonti possibili di conoscenza e della giustificazione razionale delle pretese di senso dello stesso discorso filosofico. Esiste tuttavia una certa filosofia che potremmo definire non del limite, ma al limite. Con questa espressione si ritorna a tutte quelle esperienze filosofiche che hanno indugiato o sostato riflessivamente su una qualche soglia. Si può partire, per rimanere in epoca moderna, da Nietzsche o da Heidegger e la sua trattazione del morte come possibilità ultima dell’essere umano, passando per le riflessioni esistenzialiste sul tema della soglia che separa la soggettività dell’individuo dall’esperienza dell’Altro, proseguendo lungo la considerazione dei limiti del linguaggio e dell’etica della corrente wittgensteiniana,
Marta Gambetta è laureata in filosofia con una una tesi sul pensiero morale di Cora Diamond. Nel 2017 pubblica con la casa editrice L’Erudita una raccolta di poesie dal titolo L’alba al tramonto.