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Fake World. Nascita dell’Irrealtà Aumentata
02/03/2018|L'ANALISI

Fake World. Nascita dell’Irrealtà Aumentata

Fake World. Nascita dell’Irrealtà Aumentata
illustrazione di Simona Bramucci
parole di Matteo Sarlo
I media insieme alla costruzione della realtà indirizzano anche la percezione della sua rappresentazione, con disastrose conseguenze politiche. Come combatterli? ricordando la lezione di Leibnz e imparando a distinguere la percezione, acritica ed effimera, dalla appercezione, la vera facoltà che ci distingue dagli animali.

So che è dura da accettare, e la cosa potrebbe risultare anche un po’ indigesta, ma sarà meglio dirla subito: il voto del 4 marzo non dovrebbe coincidere in alcun modo con la logica social mi piace / non mi piace. Per essere più chiari: il fatto che a te stia sulle balle Salvini, non è un criterio per escluderlo dalla lista. Certo, perché devo votare seguendo ciò che più esprime i miei ideali, le mie passioni, la mia verità. Neanche. Per essere più chiari: non interessa a nessuno se Silvio Berlusconi stia in rapporto uno a uno con l’idealità nella tua testa. Ok, però la sloterdijkiana banca d’ira, quella forma di risentimento che appositamente incanalato si fa sorgivo di voto unanime e condiviso, quella è incontestabile? No, mi spiace, anzi questa è proprio da evitare. Per essere più chiari: il fatto che Matteo Renzi ti fa incazzare da matti non è una buona ragione per depennarlo dall’elenco delle possibilità. Qual è allora un criterio di voto? Quello che rimane, cioè l’incidenza di quella candidatura sullo spazio che ti circonda. I tedeschi hanno una parola per dire questa cosa qui ed è Wirklicheit, cioè realtà. Realtà è esattamente tutto ciò che suscita un determinato effetto (wirken).

Appercezione e Percezioni
E qui sta il punto interessante della questione. Oggi è sempre più difficile andare a metterci il tommasiano dito. Perché quello che si sta vaporizzando è esattamente la realtà. Congiuntamente alla scomparsa della Politica, che in lacanese sarebbe la scomparsa dell’Ordine Simbolico, l’altro grande mantra del politico anti-politica, quello che ad ogni arena alla fine strappa l’applauso del pubblico, quello che sta attento al “basso” e che dice le cose papale papale è quello della realtà percepita come metro di giudizio. Questa e non un’altra unità di misura, sarebbe il più corroborato garante che solo può dettare la scelta su quale simboletto mettere la nostra primitiva e arcaica X. La realtà percepita come metro di giudizio. Bellissimo. In effetti Leibiniz ha introdotto il concetto di appercezione per indicare l’atto riflessivo attraverso il quale l’uomo diviene consapevole delle proprie percezioni, evitando che queste rimangano inconsapevoli e istintive come un ginocchio picchiettato dal martelletto del vostro medico di base o come il morso di Suarez sulla spalla di Chiellini. Secondo il filosofo di Lipsia è questa capacità appercettiva che distingue gli uomini dagli animali. Kant poi ha differenziato la coscienza empirica, che si esprime solo in giudizi soggettivi (percettivi), dalla coscienza generale o pura che si esprime in giudizi aventi valore universale (giudizi di esperienza) derivati dal potere riflessivo.

Non serve nemmeno sottolinearlo, Kant e Leibnz scrivono da mondi sideralmente lontani. Mondi in cui la realtà era esattamente la realtà vissuta e solo in minima parte mediata. E questo rendeva le cose molto più semplici. Oggi è esattamente il contrario, si vive una realtà mediata e solo in minima parte vissuta. Lo schema potrebbe essere reso dalla seguente risemantizzazione:

RV = Realtà Vissuta
RV = Realtà Virtuale

Da RV1 a RV2.
I media creano la realtà
Da RV1 a RV2 ci sono diversi scalini. Per lungo tempo l’unico media a disposizione è rimasto quello di Gutenberg, cioè la stampa di testi. Dal sedicesimo secolo sono nati i primi giornali e nel settecento nascono le “gazzette”, iniziando  così a delineare una opinione pubblica. Eccolo il punto: una opinione pubblica. Che cos’è una opinione pubblica? È una credenza orientata e condivisa, non più solo a partire dall’esperienza diretta ma dalle notizie dei fatti accaduti. Quindi quello che nasce è la possibilità di una doxa collettiva capace di orientare scelte e comportamenti “sociali”, in particolare modo quelli della nuova classe borghese.

Poi tutto è andato più velocemente. E non si è impiegato molto a descrivere la cinepresa come un cineocchio nettamente più analitico di quello umano, in grado di penetrare in profondità nel mondo visibile consentendo di esplorare il caos dei fenomeni visivi che riempiono lo spazio in cui viviamo. Detta diversamente allora l’occhio mediale è capace di fornire una narrazione coerente. Ma il punto è che non si limita a mettere solo la cornice, offre una realtà aumentata. Ed è il motivo per cui ti vedi La La Land e di colpo Las Vegas ti appare una città strepitosa. Da uscire fuori di testa. I media non offrono la realtà uno a uno. Offrono la realtà maggiorata.
L’uso politico di questo superpotere Marvel non sfugge ai regimi, che notoriamente l’hanno utilizzato per censurare la realtà e diffondere così una narrazione sostitutiva della realtà.

La percezione della realtà
Quindi ripartiamo dal problema di prima. Il politico anti-politica che surrettiziamente ci induce a votare per il suo schieramento spingendoci a considerare la realtà come metro di giudizio basandoci unicamente sulla percezione. E in questo senso il politico anti-politica è astuto e sa bene come giocare le sue carte. Perché la Politica è morta? No, la morte del Leviatano è di certo un problema ma non è questo il punto. Perché tanto è tutto una casta e votare è come mettere la mano nel secchione della mondezza (sempre strabordante)? No non è nemmeno questo il punto, la corruzione della politica è di certo un ulteriore elemento ma non è la causa della difficoltà. Perché allora? Perché i media insieme alla costruzione della realtà indirizzano anche la percezione della sua  rappresentazione. Per esempio? Per esempio il problema della sicurezza. I dati statistici dal 1992 al 2016 ci indicano incontrovertibilmente che negli ultimi venticinque anni in Italia si è verificato un alzamento del livello di sicurezza.

Furti e rapine: 88 reati nel 1992 – 15 reati nel 2016
Criminalità Comune: 878 reati nel 1992 – 144 reati nel 2016
Delitti della Criminalità Organizzata: 342 nel 1992 – 55 reati nel 2016

Il dato sembra inattaccabile eppure oggi la percezione che si ha del nostro Bel Paese è quello di un luogo dove non puoi tornare dal cinema la sera senza Kevin Kostner che ti fa da scorta.

Il Prosumer
Il mondo si è riempito di schermi. Su questi schermi puoi vedere cose vicine e remote, reali e virtuali. Puoi vedere perfino te stesso. L’uso dell’immagine, il trattamento, il trasferimento o la conservazione dei dati, richiedono oggi un grado zero di abilità. Il rapporto con l’immagine è divenuto un rapporto di massa ma che non forma masse. E con la scomparsa delle masse scompare anche il soggetto. Al suo posto il prosumer, ovvero produttore-consumatore

Il prosumer è un ulteriore balzo antropologico. Ogni opinione del prosumer è legittimata dal fatto di essere postata. Cioè è legittimata dal suo stesso porsi. Il pensiero del prosumer non si sviluppa nella sua intima unitarietà ma è un fluttuare continuo di frammenti dove il tutto è scomparso per fare posto a brandelli (cioè porzioni di brand). Il prosumer può essere europeista e antieuropeista il giorno dopo, progressista e reazionario, credente e razzista, fautore dell’uomo forte e al contempo della democrazia diretta, per la massima libertà e contro i partiti, e infine, naturalmente, né di destra né di sinistra.

Fake World: l’irrealtà aumentata
Per quanto possa sembrare contro-intuitivo, più i media sono pervasivi più la società che ne fruisce diventa individualista. Ciò determina giudizi che non si basano sulla appercezione ma solo sulla percezione, con l’aggravante che è una percezione di una realtà non reale ma artefatta. In un certo senso l’ultimo passaggio è quello di credere non ad una realtà aumentata ma ad una irrealtà aumentata.
Il giudizio percettivo, il solo possibile, è per sua natura acritico e non dubbioso e quindi effimero.
Il giudizio appercettivo, che sfugge alla realtà artefatta, è per sua natura dubbioso e critico.
Non si tratta tanto di fake News, tema caro a molta stampa che di questi tempi ha iniziato la crociata contro il nuovo virus dilagante nei social non fosse nemmeno l’ebola in Sierra Leone, ma di fake World.
Quindi il 4 marzo come votare? Il criterio è semplice: fatevi un favore, occhio alla Realtà. Quella Vera, non quella percepita.


Matteo Sarlo ha scritto per diverse riviste filosofiche, di critica cinematografica, viaggi, cronaca e narrativa urbana. Ha pubblicato Passaggi sul vuoto (Galaad), un saggio sul concetto di «vuoto» in filosofia. È in pubblicazione Pro und Contra. Anders e Kafka (Asterios).

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