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Globus nasce da un’idea precisa: dando conto dei fenomeni della realtà, disegni una mappa del mondo. Per disegnarla, è meglio non escludere nulla a priori. Inutile distinguere cultura alta e cultura bassa. Nella mappa può trovare posto tutto, dagli oceani all’affluente più misero. Certo, c’è chi preferisce Aristotele a Zidane, ma è vero anche il contrario. Il fatto è che li devi tenere tutti e due insieme. Si tratta, in buona parte, di non stare più dalla parte della fata che tramuta il principe in bestia. Perchè la verità non è qualcosa che trovi scavando una buca. Non puoi sminarla, la Verità.

La fenomenologia poi ha spiegato che l’unica forma di verità è nel movimento del venire alla luce. Il che vuol dire una cosa chiara, una cosa che cambia proprio il punto di vista sul mondo: la sostanza è nell’apparenza.
Si tratta allora di scrivere, e di rileggere di continuo, la superficie della mappa. Di tenerla tra le mani, per meglio avvicinare il mondo in cui viviamo, le sue regole, il suo ritmo, le sue forme. Farlo non è facile perché, per chiarire il motto di Globus, il pop non è una cosa semplice. Per quanto controintuitivo possa apparire, la difficoltà non è andare al fondo delle cose, ma filare via sulla superficie. Precipitare, assecondare la gravità, affondare, è anzi piuttosto semplice. La parte dura è, come naviganti, permanere sul bordo dell’acqua, scansando l’abisso, tenendo la rotta.

Per questo motivo in Globus c’è di tutto: Masterchef e la Filosofia, la Fisica e il Cinema, i modelli di comunicazione degli allenatori e dei politici, i giochi di ruolo, i grandi fotografi e l’alta letteratura, i talent-show e gli spot pubblicitari. Quello che ne esce è la nostra idea di realtà. Non vogliamo insegnare nulla ma soltanto disegnare, col tempo, la nostra mappa.